lunedì 28 aprile 2008

Vorreipoterlo fare




Perspazzare tutto il sangue dagli occhi,
per tornare leggeri
tra una battaglia e l'altra...

Vorrei poterlo fare.
Uno struccante naturale,
per togliere la terra,
il trucco della maschera di ieri,
per non prepararsi a nulla di specialmente atteso.


(Internazionale)

IO VOGLIO DI PIU'



ost. JOvannotti
hehe

(da consumarsi prima, durante e dopo l'insetto)

Voglio
salire
capire.

Anarchica vado contro a quello che avevo stabilito.
Infrango i patti,
senza speranza-
in superficie,
con fermezza.

C'è un grande trambusto sotto terra.

Formiche a gas..
con le loro maschere,
stufe meccaniche lavorano sottopelle
e i corpi si abbarbicano l'un l'altro sul.

Non mi voglio fermare.
Voglio correre, con lke gambe sempre più lunghe,
più leggera.

E prima voglio scalare la vetta.
Chenn so cosa prometta.
Probabilmente nulla.
Di certo
di consolatorio.
Sicuramente.

Ma le mani trano in sù,
e parte dagli omeri
dalle lavicole,
dalle creste.


Voglio
arrivare alla testa,
al cranio,
alla verità della possibile sincronia
e schiudere.

TUtto quello che vive tra le pieghe
che si è non troppo bravi nè vogliosi a d nascondere.

Voglio trovare le chiavi.

Strascichi notturni...(internosera) Mostri a cascata


Ma le cascate vi hanno mai travolto?
Tipo l'effetto domino?
Qualcosa di fortunatamente incontrollabile ha mai invaso
i corpicini privi o meno di cicatrici di cui siete portatori più o meno sani?


Sempre di più.
Una specie di faustiana caduta verso e dentro l'anarchia
serva solo della brama di conoscere.
Tutto.
Materia E materia.

Tanto anche il corpo è materia
e lo spirito per me è comunque materia.

Al massimo si allontana
ma il domino travolge lo stesso,
senza democrazia,
è solo totalitarismo.

Anche le particelle pressochè incorporee vengono spostate,
spesso violentemente,
da quello che arriva
travolge la loro sfera dove ruotano elettroni più o meno convinti.

Dentro non vuol dire spirito.
Dentro significa visceri.
E tra di loro vanno d'accordo più di quanto si immagina.

Ho odiato chiudere gli occhi.

domenica 20 aprile 2008

Perche noi allora ti volevamo bene...

Il titolo è una citazione estemporanea
dei geni che mi circondano.
A volte riesco a cogliere delleperle di nefandezza
anche al volo.

http://youtube.com/watch?v=5AetpvPofB8&feature=related


E' incredibile quanto spesso non si riesca a fare a meno di credere
di aver bisogno di capire.
Invece non servirebbe neppure credere.
Che si impazzisce,
ci s'increspa inaspettatamente.
Si fanno cose solo pensate,
temute tempo fa,
in una dimensione che adesso pare remota.
Ed è ancor più incredibile la purezza folle nella quale si è
immersi
nello squarciare l'iperuranio sporco dei proprii pensieri "sudici"
umani,
indipendentemente dall'ambito al quale appartengono,
e realizzarli.
Sconcertati nel tastare come l'unico limite che ci separava da ciò fosse una nostra spinta,
subdola morale.
Finta.
L'unica verità
zozza
era il fatto che quello schifo di cozzaglia di regole
si fregiasse del titolo di "etica".


Anni fa il mio primo ragazzo
mi regalò un libro,
era di Anais Nin.
La capacità di correre con i tacchi-
come fossero parte di lei-
nella sua vita
su un tappeto di esperienze
spesso
dalla forma maschile,
mi lasciò ammirata
e mi spinse a scansare il velo,
a tratti pesante paramento di velluto,
di quello che stà aldilà.
Aveva avuto ,o stesso effetto di quando mio nonno da piccola mi regalava i libri di storia dell'arte.
Modigliani,
Schiele,
Klee,
Mucha.
Una serratura mi aveva spegato con lo sguardo sullesue virgole
che ero io lachiave.
Che la risposta ala vita-
mia-
la conoscevo già a sei anni.
Quando non peccavo
non picchiavo
perchè non era giusto.
Perchèpotevo fare male.
Mentre io soldato
dovevo solosopportare.
(Ai tempi non conoscevo ancora
lepotenzialità
della testiera del letto.)

A. l'ho sentita definire porca,
depravata
da donne ignoranti che si privavano volentieri della fatica di criticarla conoscendone meriti e non.
Neppure sapevano altro dilei.
Tutto a conferma del fatto che il pregiudizio basta e avanza.
Impegante a non avere il coraggio di schierarsi,
di ammirarla,
di far funzionare il cervello.

E invece a me,
nella mia normale casa a chiocciola,
ha cambiato la vita.

Forse perchè non ci penso nemmerno più a "Dio".

(Non potrei neppure essere stata un'iconoclasta ai tempi che furono
se non un soldato grezzo che scaglia la sua rabbia sull' equivalente
di allora di un cartellone elettorale odierno.
Solo che ora nelle chiese non cisono-
ancora-
altari per i devoti della rosa camuna.)

E dopo questo ho chiuso il libro.
Ho chiuso la finta etica
ho chiuso con i colori in tubetto
già fatti.
Ho sporcato tutto.
Ho mischiato.
Ho raschiato gli incavi delle braccia.

E anche adesso
che ho l'umore di una seduta sul ciglio di un'autostrada messicana
senza soldi e senza benzina,
sudata e puzzolente,
ma non il suo tempo ahimè.

grazie a quella manciata di pagine
ho capito che l'energia e/o l'apatia snoo sempre in agguato.
Che salgono,
scendono.
si mischiano come i tasti dellalettera 32 olivetti.
Che bisogna avere il coraggio
di non preoccuparsi di reggere il pregiudizio.
E qua parlo del proprio su di sè.

Che ce la si fa.
Ma a volte no.

Che è meglio smettere di leggere spesso,
di pensare,
di ascoltare.
Di credere che esistano dei fili che muovono,
grazie alle nostre azioni,
ai nostri meriti.

Io non sono niente di già scritto.

No.

Non sono domande da fare
"da dove vengo"
"sarà corretto"
"perchè?".

Nemmeno a Dio.
dio.
Che si sarà anche ragionevolmente rotto i coglioni credo,
di 'sti quesiti idioti.

Perchèci ho pensato spesso quando ero piccola:
ma uno che lavora in ufficio mica lo chiederebbe alsuo capo da dove vieneno?
allora perchè deve rompere i coglioni a dioco' sti dubbi?

Sono stata fortunata.
Da subito l' ho capito invece io.
Che le risposte non ci sono.
E chemi piace Anais.

ps:senza ieri notte mi sarebbe mancata lagrinta.
grazie m.of disaster

mercoledì 16 aprile 2008

5 le dita 5 le peccata, D'annunzio docet




Non sono nè solo l'uno
nè solo l'altra.
Ovviamente entrambi.

Sono nel mezzo.
Nel vortice delle stringhe e dei lacci.
Nel movimento.
Le unghie nella carne.
La violenza.

Occorre un po' di esplicitazione del desiderio,
qualsiasi, brutale o meno.
Più profondo è più ci si deve spingere
e preso,
aggrapparvisi.

Contro la frustrazione,
spingersi fino alle lacrime dal male fisico che fa il peccato,
l'unico che fa penetrare la mano di Dio
creato sul momento
nella mia sfera,
nella mia prospettiva.


ps:"minchia!
ma cos'è quello?
un buco di c**o?"

"no...è un cappello"

"ah, vabbè, però ci stava.
spakka"

feat. P.
grazie