martedì 17 agosto 2010

Dazed

Adieux,
vado in ferie.

cliccare sul titolo per capire di che si tratta


A bientot

lunedì 16 agosto 2010

Cosa ti scrivo

Niente,
voglio solamente sentire, non ascoltare,
la tua voce che mi racconta
e gracchia dall'altro capo dell' etere.

Ti posso vedere mentre lascio in caduta libera le palpebre
perchè non mi va di aprirle
ma per pigrizia,
non per desolazione.

E mi descrivi i vestiti,
il campo,
il tempo,
le città appena viste,
mentre non mollo il mio naufragio
forte della poppa alle mie spalle,
l'uscio coperto alla mia schiena,
e delle gambe nude sul marmo,
prua distesa senza ritegno.

Non mi importa,
non mi frega se sono menzogne le tue,
mi serve solo la tua voce,
per ricordarmi che sei vivo,
che ti muovi,
le tue unghie,
i tuoi capelli,
vividi nella stanza dove
ormai non riesco più a riposare.

Strabuzzo gli occhi mentre non smetti con le tue
frasi,
lievemente più lente
del solito.
Si spalmano sul recto della
fetta biscottata che mi decolla tra le mani,
e mi prometti che ci vedremo,
presto, tra meno di dieci giorni, forse
presto
ma forse.

Non ho il tempo di mettere i bigodini al fondo dei capelli che mi stai già dando
dei numeri,
una roulette per me.

Non capisco più nulla
nelle mie tre ore di sonno
che mi sono apparse come tre brevi secoli
e che mi fanno abbinarti a dei vestiti,
qualcosa che metterò,
di vago,
stoffe che ho appena stirato
per sfilare forse in una stazione
che da porta sul resto
è rimasta solo un pedalò sullo sporco
di una città bellissima e bigotta,
in cui il l' incedere rende
gondole bucate
con rostri sul fronte.

Non so che ore siano,
cade nel fiato sprecato
la tua richiesta,
io ti sento,
ripeto,
ma non ti ascolto,
sono tutta immagini
e senza distintivo
e inizio a contare.

Lo stavo già facendo,
ma non dirlo a nessuno
quello che ti ho taciuto...

lunedì 9 agosto 2010

Domenica d'agosto







Ecco il reportage del total art slam
che trovate per intero qui
I due bei signori in rosa sono Vacon e la bellisssima redattrice capo,
le capocce di Cartilagine insomma,
materiale inteso soprattutto nel senso dell'elasticità mentale,
e organizzatori dell'ormai pregresso evento sopracitato
buona estateeeeeeeeeeee



enjoy



giovedì 5 agosto 2010

Working classy












Courtesy of Diana Locatelli - marchio registrato










Dalla follia elegante posata nella centrifuga,
all'incapacità di trovare parole per lo sgusciare via sole,
le ombre al petrolio sulle piume,
tutto può essere lavato,
senza previsioni.

Che motore potrebbe essere?
Ho messo in un catino dubbi
e vestiti
e mi ci sono seduta sopra
dandogli tutto il tempo
per

godermi l'obiettivo,
Ottima occasione per riflettere
e farsi dirigere il corpo.

Tiro monete
e calzini
in balìa delle probabilità

e non aspetto proprio nessuno.


RECTO
"Io non guardo il tramonto sentendo le voci
penso solo che Dio ha un bell' impianto luci
non sono in analisi ma il limite è fortuna
non mi devo inventare una vita,
ne ho già una senza semplicità . . . vola
ho un integralismo un po' frainteso
sono una puttana per non essere un peso
e da quando ho scoperto che erano prigioni
ho giocato un sistema con le mie ragioni
senza semplicità . . . vola
non ho semplicità"
Afterhours-Superenalotto


VERSO
"In this farewell
There’s no blood
There’s no alibi
‘Cause I’ve drawn regret
From the truth Of a thousand lies
So let mercy come
And wash away
What I’ve done
I'll face myself
To cross out what i’ve become
Erase myself
And let go of what i’ve done
Put to rest
What you thought of me
While I clean this slate
With the hands of uncertainty
For what I’ve done
I start again
And whatever pain may come
Today this ends
I’m forgiving what I’ve done"
Linkin Park-What I've done

martedì 3 agosto 2010

Metti il cacio con l'arianna...@arcibloom


Sior e siori buondì,
con immenso onore posso presentarvi il lavoro a 4 mani id due ziovini bergamaschi realizzato in occasione della combo domenicale dell'1 agosto @arcibloom (BG).
Organizzatori della Kermessss i ragazzi di Cartilagine, nuovissimo e gratuitissimo magazine di illustrazione et art.
Il tutto si svolse in questo modo.
Bene, avete 6 ore, il tema è atlantide, buon lavoro.
Potevamo andare e moltiplicarci, ammazzarci, passare da casa per apparecchiare il tavolo alla nonna- e probabilmente gente l'ha fatto- o andarci pure a cercarla (fatto), tutto in liberta.
A me avevano dato buca. Poi passa a prendermi Cacio (aka Alessandro Lesi, oltre che splendido uomo bradipo invernale del divano di casa), cantautore di spessore, talentuosamente parlando.
Così, improvvisazione su improvvisazione abbiamo deciso di unire le forze e abbiamo partorito la storia di un pesce vecchio come Mike Buongiorno o forse più (da qui il nome), che dall'Europa seguì i flussi di migranti, valigia di cartone alla mano. Nella loro miseria vede gli umani leggeri e liberi, ricchi di sogni, cosa che fa esplodere in lui l'invidia, ne risveglia la disillusione e il cinismo. La nostra atlantide l'abbiamo pescata negli States, abbiamo scelto New York come sibolo di evoluzione, ricchezza e telo di proiezione di aspettative. Imperterrito ed eroso dal suo core di lische nero, il nostro acquatico aspetta solo che tutto questo mondo sopra la sua testa da sogno irraggiungibile diventi pane per il suo stomaco.
Ho scritto, cacio riscritto, arrangiato, e disegnato.
In attesa di reportage pubblicati sul sito della coloraterrima rivista di cui sopra, e di una registraizone del pezzo, vi metto un pezzettino del mio puzzle e il testo della nostra canzone.
Enjoy!
Mike
(di Lesi-Milesi, dirige il maestro Cacio)
Le mie pinne hanno visto il mondo
E conoscono l’egoismo delle bolle dei suicidi,
dei cappelli inutili.
Sul fondo del flutto ritrovo i trofei della finanza,
della corsa all’oro, della conquista della vostra
fame sazia.

Sono muto per scelta tra le pareti liquide
E metallo di chiglie che giacciono con me.
Tanti piedi sopra il mio tetto fatto di onde,
io stavo sotto i vostri occhi meravigliati
all’idea di aver attraversato il ponte,
un’isola val bene un oceano,
per un continente vecchio, presuntuoso
e ormai sconfitto.

Acqua e isole sono democratiche
Lasciano soli sulla propria rotta.
Entrate di prepotenza nelle vostre altissime città.

Che peccato che l’evoluzione
Non vi riguardi tutti,
che l’apice della ricchezza
non sia pane quotidiano.
La vendetta è il mio pasto,
non ne resterò indigesto,
negli abissi dei pescecani
rimangono stracci i sogni degli esseri umani,
frammenti distanti.

E la sveglia è un attimo,
un volo di rovine,
sconfitta inaspettata di fondamenta
senza disegno.

Non vali più niente
Egoista presuntuosa invadente
Nuova compagna di stanza
Respiro la tua distanza…