giovedì 21 luglio 2011

Send me home dispossessed@Galleria Marelia




Il primo settembre vi aspetterò numerosi presso la Galleria Marelia di Bergamo per la mia personale dal titolo

Send me home dispossessed.

Il concept.


“Il silenzio è il più perfetto araldo della gioia” - W. Shakespeare.

Una volta un amico mi disse dopo aver letto alcuni miei brani che le mie righe portavano appesa una sofferenza che non ha espressione.

Da qui è partito tutto, da un' amarognolo re nudo.

Il senso di inadeguatezza che non ci si strappa di dosso perché è scheletro, che non si può condividere perché il solo verbo non sarebbe esaustivo e causerebbe nuova frustrazione.
La trincea di un male lancinante. Uno strazio muto alleviato solo da un'immersione nel silenzio, nella pienezza di un universo acquatico. Corriere di confessioni fedele e abbastanza.

Tutti questi aspetti li ho ritrovati nell'inchiostro (e nei suoni) di Ungaretti e PJ Harvey.
Entrambi trattano la figura del soldato e l'aspetto sanatore dell'acqua di per sé. Non personificata né deificata ma anelata per la sua essenza.

La consapevolezza netta della sofferenza li fa incidere immagini di cruda erosione, l' impotenza di liberarsi di un dolore enorme, fuori alone dentro macigno. Senza che nemmeno quel peso riesca a racchiuderlo.
I superstiti fingono per aggrapparsi a qualche spiegazione per accettare il non senso che la guerra è finita e che devono rimettere a posto anche quello che non è possibile consumare come loro sono, ma solo lavare.

L'acqua è l'unico elemento che permette loro del sollievo accettando il loro silenzio e rinfrescandoli dalla febbre del personale cratere senza fumo.

Dal vuoto zeppo della trincea al ritorno-attrito senza suono nel quotidiano con altre armi.

Il mio sasso sottacqua lo accarezzo in silenzio attraverso le loro parole.


Note.
L'uomo di Ungaretti è il soldato che ha combattuto la prima guerra mondiale, quella che ha messo fine alla millenaria era degli imperi storicamente considerati, con trincea come sinonimo. Conflitto di cui noi (nati dai 70 in poi) non abbiamo percepito se non “in scala”, anche per il fatto che i nostri nonni al massimo hanno partecipato alla Seconda e le hanno “dato voce” raccontandola anche solo con la loro fisicità. Essa infatti è stata fragorosa, totale, nucleare. La prima mefitica, lacerante, silenziosa e terribile come l'iprite. E' stata polvere di piombo sedimentati galleggiando negli alveoli dell'umanità estirpata.
L'essere di Pj Harvey è un soldato che prega andando avanti, sempre in movimento, dolente ma mai lamentoso e sempre forte, anche del proprio soffrire. Un sogno senza pietà, tra flutti reali e ombre mute.


Il COMUNICATO STAMPA lo trovate QUI,
la mia BIO qui
e le opere, non ancora dell'installazione QUI.


Vi aspetto il primo settembre 2011 dalle 20 alle 24!

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