domenica 26 agosto 2007

Perfetto

Soundtrack:PJ Harvey - The Dancer







Cari,

siamo oggi qui riuniti per ascoltare la preghiera di un nostro fratello che ha avuto la costanza e la forza, credendo, di non cedere mai a nessuna tantazione proprio perchè mai ne è venuto in contatto:la risposta. Il deserto della sua anima ci sia di esempio! Ma ora lasciamo che ci irradi.





Ciao.Il mio nome è Samuele. E sono felice e interessato di essere qui.Su queste panche rigide, in questo posto freddo, pieno di spifferi. Nebulizzato da questa polvere sterile, congeniale alla mia descrizione.Così è giusto?

Sono qui dicevo, per portarvi me.

Ogni giorno io prego e ringrazio per non avere voce. Per poter non dire la mia opinione, per celare le reazioni davanti ai litigi, alle frasi enfatiche e a quelle tenere, rivolte a me o ad altri. Per non poter difendere chi si trova in difficoltà, insultato e vilipeso da infiltrazioni crudeli di sussurri velenosi. Per non poter canticchiare canzoni allegre, fischiare alle donne o mugugnare di piacere per qualsiasi atto, come accade.

Ogni giorno ringrazio e prego per non avere orecchie, per non sentire i graffi dentro al mio cranio, al mio esofago. Per non considerare la musica, diabolica o celeste, della quale comunque non sarei degno. Per non ascoltare le motivazioni altrui, le loro richieste, la loro gioia o disperazione. Per non sentire il suono della nave che parte, che fa pensare a chi non affronta i flutti cosa succederà se loro restano. O la carta dell' uovo di pasqua e il silenzi odei bambini ansiosi di cioccolato e di scoperta.

Ogni istante controllo che la mia pelle perseveri nell' insensibilità. Finora è stato così e questo mi ha permesso di non cedere a tutto l' infido mondo che ammorba e lacera l'integrità algida e morale dei miei altri fratelli. Quando le carezze e il fiato si avventano su di me senza fatica continuo nel mio isolamento salvifico e mi sento più santo e salvo. Non preda dell' affetto che mette radici e poi delude, lasciando padroni di un tepore ormai inutile, triste come gli acini maturi di un vigneto destinati alle crepe a terra per la negligenza del contadino.
Se ne fossi stato in grado mi sarei innamorato magari impunemente di colli e ciglia avvolgenti sulla mia fisicità: ma neppure li percepisco. Questo però mi permette anche di non sentire lo scoppio endogeno della pompa rossa tra le lame delle costole quando le ciglia e i colli fanno male o vuoto. L' esplosione che ne segue provoca un fuoco enorme nell'immediato, per virare subito in direzione di un freddo vuoto secco e nero, a cui resta solo che concludersi con il rumore di cocci sordi a terra. I primi. Poi continueranno a cadere ma qundo il resto delle interiora sii incenerirà inaridendosi.
Sono come un respiro esalato troppo tardi, ormai sublimato fuori dalla finestra, con gli occhi coperti dai cristalli che impietosamente ricordano il Natale e che non si è in una culla. Questo per un altro sarebbe una sofferenza ma per così come sono, io non sono attaccabile.
Non ho freddo, non provo il piacere del gelato, non quello di penetrare un corpo, nemmeno quello di ricordare le sere d'infanzia nutrendomi di minestra calda: amato da molti questo quadretto, ma così nemmeno la nostalgia mi distoglie dalla sicurezza di ciò che c'è.
Se un corpo ansante e tagliato mi caracolla sul petto io non odoro il sangue, non mi spavento, non lo aiuto.
Non sento nemmeno le urla di chi mi squote e si preoccupa per me.

Sempre benedico poi il non avere cerniere per far schiudere i miei occhi:tanto non ne ho bulbi.
Neppure all' interno sono rivolti. Gli altri scelgono di non leggere il telegiornale e io non tocco nè vedo neppure la carta. Eviterò per sempre la luce, la paura del buio, la tentazione di mettere un dito nella torta, che tanto non assaporerei neppure. Le papille sono microstalagmiti che rivestono il pavimento di una caverna asettica.
Non ucciderò mai per Braque, Caravaggio, Anguissola. Inutili, come tutta quella bellezza che si gode soprattutto con la vista. Fa degli uomini delle bestie, bramose fiere di eternità e perfezione estetica.

Io no.

Fatuo, lussurioso nel gustificare con la finta ratio più gelida e accademica questo lago di bava ai piedi di entità pericolose per la stabilità della mia colonna.
Non sarò mai così.

Ma ciò che mi rende più fortunato di tutti è che io ho perso l'odorato. Si dice infatti che chi non possiede un senso potenzia gli altri per assicurarsi una migliore vivibilità nell'ambiente.
Per chi ne ha uno è l'opposto. Perde anche quello. E qui sta la chiave che ha blindato per il resto del tempo me: ha chiuso tutti i canali.
Sono isolato ermeticamente in un bozzolo impermeabile, senza la necessità di affrontare sfide per procedere dritto, senza cedimenti: non devo più compiere scelte, neppure l' opportunità mi si presenta.
Come se il mio sangue fosse sciroppo di granatina di cui non avvertirei neppure la dolcezza. Scorre su autostrade vuote, senza luce, di un asfalto arido, secco, dove non piove mai perchè non c'è terra che abbia bisogno d'acqua, che poi rischia sempre di essere inquinata.

Pertanto non credete a chi predica la purezza nella passione per qualche attività, luogo, persona. Solo la fede è pulita.
Anti horror vacui
pienezza, omogeneità.
In verità prima di perdere l'olfatto conobbi l'odore del sangue perchè fu a me che scoppiò il cuore nel petto perchè credevo in una fede sbagliata ma ho avuto la fortuna, prima che fosse troppo tardi, di inalare l'anestetica sapienza del raffreddore costante e rendervi partecipi della retta via dall' alto del massimo gradino della rettitudine.
Il fatto che voi conosciate ciò prima che un evento violento provochi l' atrofizzamento di un vostro canale, vi eviterà il trauma della cessazione e quindi il sottoporvi ad una situazione che potrebbe dare adito a entropiche reazioni nefaste.

Pregate, pagate e ringraziate per quello che vi verrà tolto, perfino le possibilità.

mercoledì 8 agosto 2007

post peperonchio


oggi ho troppo la faccia ebete di chi è cascato dalle nuvole, così posto la mia bocca rappresentativa di uno stato paralarvale di apertura sulla realtà.

Cioè quello in cui verso

Dura la vita-e l'estetica-dei visionari al giorno d'oggi.



Può migliorare tuttavia.

se qualcuno distribuirà gli antidoti, le camice di forza neuronali che già stanno sempre stirate e all'erta.


ci si può liberare dalla scomodità dei tentacoli fantastici



ma io voglio rimaaaanerci nella dimensione fachiro


in barba a tutto, ai sedili imbottiti, all' ovatta.

alla filippina(dio benedica tutte le portatrici di questo titolo infame ben rappresentativo del disastro ideologico-comodo-culturale in cui versiamo),alle tapparelle che fanno tutto da sole, alle tette che vanno da sè dal chirirgo plastico, alle bocche che si gonfiano in alternativa ai maroni.


in barba a tuttociò proclamo, senza la benedizione di nessuno, l'ode alla scomodità della libertà mentale. Alla scelta di togliersi la cintura sull'ottovolante in corsa.



Colori più acidi per tutti.


Intanto consiglio psichedelia spinta e autoprodotta.


Dagli Appennini a loro stessi.

Passando per Berlino

e gli uffici milanesi.


per un libero segretariato.