domenica 28 febbraio 2010

Vorrei essere libero, libero come una rana

"Vorrei essere libero, libero come un uomo.Vorrei essere libero come un uomo.

Come un uomo appena nato che ha di fronte solamente la natura e cammina dentro un bosco con la gioia di inseguire un’avventura,sempre libero e vitale, fa l’amore come fosse un animale,incosciente come un uomo compiaciuto della propria libertà.

La libertà non è star sopra un albero,non è neanche il volo di un moscone,la libertà non è uno spazio libero,libertà è partecipazione.

Vorrei essere libero, libero come un uomo.


Come un uomo che ha bisogno di spaziare con la propria fantasiae che trova questo spazio solamente nella sua democrazia,che ha il diritto di votare e che passa la sua vita a delegaree nel farsi comandare ha trovato la sua nuova libertà.

La libertà non è star sopra un albero,non è neanche avere un’opinione,la libertà non è uno spazio libero,libertà è partecipazione.

La libertà non è star sopra un albero,non è neanche il volo di un moscone,la libertà non è uno spazio libero,libertà è partecipazione.

Vorrei essere libero, libero come un uomo.Come l’uomo più evoluto che si innalza con la propria intelligenzae che sfida la natura con la forza incontrastata della scienza,con addosso l’entusiasmo di spaziare senza limiti nel cosmoe

convinto che la forza del pensiero sia la sola libertà.

La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche un gesto o un’invenzione,
la libertà non è uno spazio libero,libertà è partecipazione.

La libertà non è star sopra un albero,non è neanche il volo di un moscone,la libertà non è uno spazio libero,libertà è partecipazione."

La Libertà_Gaber
Da "Dialogo tra un impegnato e un non so"


Questa ascoltavo da piccola.
Dopo la guerra di piero: coriandoli beffardi precursori del sentire futuro.

Adesso, con lavoro, disegno, casa,
sento che il mio fiocco anarchico al collo è solo un collare,
e il padrone è costantemente impegnato in qualcos'altro,
in un non so.

E adesso non so come fare,
a uscire dalla mia stanza camminando sui cocci a piedi scalzi,
coi calzini che si tagliano prima della mia pelle
e subitaneamente conoscono il caldo del porpora.

Il filo spinato sotto cui strisciare.
tragitto di paramenti liturgici.
il velluto nero viola
bagnato di metà quaresia sulle spalle
che ti ricaorda quanto la gravità possa essere nemica.

Non partecipo di nulla.
Sono un soldato,
un numero.
Che non so nemmeno riconoscere come mio.

Pulirsi le orecchie con un uncinetto,
e non cedere alla tentazione di lesionarsi coscientemente l'udito
che mi proietta i tuoi vizi
il tuo rumore di materasso,
di meglia pulita.
Non riconosco il mio sentire
il mio cerume, sento solo una testa
a cui stare attenta.

La tua bandiera
è stesa lì,
oltre il velluto,
davanti al tabernacolo,
verso il quale barcollo.

(Taglia M
disegno viola.)

Dal quale esce vapore,
dai fianchi lessi che danno la forma all'abside.

Mi sdraio dove sono.
Non ricompongo nemmeno le gambe.

Ritornerò girino.
Solo con la cartapesta sulle gambe,
quell'acqua putrida che infanga,
senza lasciare spazio nemmeno alle sabbie mobili.

Se ti siedi sul mantello
e non badi al mio stato umano
mi fai un favore

no richiesto.

lunedì 22 febbraio 2010

28 febbraio rigà!!

Questo si chiama
"HP-Altrove"

dai ragazzi,
sarà esposto per
HAITI.
Il ricavato andrà -sicuramente-
in buone mani.
@Tiempo di Mozzo domenica 28 febbraio alle 18.30

Accorrete numerosi.
Bere,
mangiare
e una lotteria.

Dite e fate quello che vi pare:

io vi ho avvisato
:)

venerdì 12 febbraio 2010

BrilloBoxes





Partirò dalla mia vita di sapone,



da quello che ho in bocca.






La camicia è meglio troppo stretta,



(da pazza mi sento ostinatamente in osmosi).



Troppo larga lascia soli,



e senza ricambio,



segretamente unici



col proprio respiro prigioniero,



rivolto solo alla pelle.






Si liquefa il ricordo,



passato dalla vita alla cartolina,



da cui si cancellano ologrammi di piante in vaso e aroma di caffè appeso ai lobi della sveglia,


dei nomi da scegliere.




Il disastro dell'abbraccio eterorivolto.


Molti cadono. Sono crollati tempo fa.




Mi rialzo ora e non faccio mistero della sorpresa mancata.


Non fascino è la parola chiave.




Recupero la prospettiva, mai lasciata grazie al periscopio.




Solo virgole di sale


sulle guance.




Tutte le forme che ho preso mentre eri solo pelle


me le hai tenacemente inflitte plasmandomisul tuo corpo,


un maglio,


sul tungsteno.




Aver mangiato ed essere stata vinta dall'evidenza


e che la vita se non erode l'utopia


sfigura l'integrità


sbriciolarsi, senza nessuna novità.




Saprò consolarmi, di universi e di cerchi,di nuovi movimenti,


di inizi non proprio nuovi


se ci saranno


quando il fumo avrà chiuso le feritoie


per riaprirle su un paesaggio-ora- fosforescente.




Le prime entità da vedere post ustione immediata sono solo pennarelli ottici.




Mi sbrigo a finirci contro le munizioni.


Nella confusione sparo per davvero alle lucertole sui muretti.


E' il dopoguerra di una battaglia a cui la consapevolezza ha partecipato in differita,


era imbavagliata sugli occhi.


Era caduta in un pozzo così probabile,


così utile


che è quasi l'imbarazzo ad avere la meglio sull'onore dolente.


E' l'ora delle maschere che si sgretolano,


della verità attuale che galleggia accarezzando da dentro la pancia dell'acqua.


Un naso prominente dentro la pelle di un palloncino a cui non serve appoggiarsi


per deformarlo di bagnato.


Ma non vedi,


per quanto mi profonda in visioni,


nemmeno da lontano l'antico habitus,


lucy,


nemmeno per sbaglio ascolti i Beatles.


Rivedrò l'alfabeto, le mie spiegazioni cirilliche,tra poco.


Non prendere farfalle e farle pesare come trote.


Non è acqua dolce questa.


Restando ferma perdo un'intera gamma cromatica.