Courtesy of Ema.
D'improvviso mi scopro voyeor di me stessa grazie agli occhi di un'altro.
Perchè sto al di qua delle piume,
al di qua della maschera.
Tirami giù le calze ma non mi sparare alle gambe: le rotule fanno effetto boomerang.
E non ho tempo per fare attenzione a dove finiscono i cocci.
Poi da miope nn vedo se il pavimento è sporco..facile e letale che mi confonda..
Una disattenzione tagliente anche per gli altri
mercoledì 24 ottobre 2007
Ipotenusa
Courtesy of Derek!!!
Egocentrismo triangolare non considerato per molto tempo.
Bisogno dei cateti per la mia identità?
Forse no.
Forse non so davvero mentire.
So sporcare però. E quando è il momento di Radames mi dimentico di avere la bocca sporca di cioccolato. Fuori. Come sempre. E non capisco se è un bene o un male, se è bisogno di silenzio e fieno oppure mancanza di coraggio.
Se devo nascere o morire lo so ma non voglio prenderne consapevolezza con degli intralci.
Ho paura tutto sommato degli acini acerbi, di quelli marci. Non ho ancora maturato abbastanza pazienza per attendere la fermentazione.
E la vendetta così si confonde con gli abbracci che tuttavia non riescono più a camuffare il bisogno di cibarmi di carne. Carne. Fuori bianca. Impune araldo del rosso che pulsa dentro.
Ma si è mai visto un bambino che partorisce solo?
Che non ha bisogno di carezze?
Allora mi sorge il dubbio di non esserLo più.
I miei cateti ormai sono lontani. Cioè, lo sono sempre stati ma prima i punti di congiunzione erano più indefiniti, c'era del liquido nel legamento, mi facevano malissimo le ginocchia.
Ma era facile sguazzare nel lubrificante che brucia solo a posteriori, che rende l'attesa, agognata colpa sicura e sempre peggiore.
Così affondo nella gomma.
Mi proteggo gli occhi.
Con la testa giù.
Tra l'altro alle foto del parto non sono ancora pronta.
Nnn ho neppure quelle del matrimonio.
Cioè, le devo aver perse sul tram.
Poi mi sono girata quando sono scesa, perchè avevo perso il fazzoletto per strada togliendo le chiavi di tasca.
Figuriamoci se voglio sul comodino un bel pacchettino, tanto carino con quelle paginette pronte a ingiallire, legate strette, cinte dal trancio rimastomi di cordone ombelicale.
Di chi è lui poi?
Solo mio, e io, da brava cagasotto, ho paura di mostrare il pargolo cagante, al mondo senza pietà.
Ma chi tra noi tre ne ha meno?
Anche se so che sarà migliore di me.
Più forte, meno netto e sarà capace di volare via dal nido.
Lui il labor lime l'ha già fatto.
(inguaribile ottimista)
Lontano da me, che appassirò. Pelle di serpente memoria del secolo passato.
Spero che si prenda le mie ossa, che mangi la mia carne.
Resisterà di più a volare.
E saprà resistere senza elemosina, senza dolore, senza inutile disperante sofferenza.Che si guarderà allo specchio soddisfatto e realista. Gli basterà chiudere gli occhi.
Che coccolerà per sponte.
Sarà di sicuro più bianco di me.
Solo ho paura che mi accechi ora.
E qua mi becco a cercare di mentirmi. Ma le matrioske si aprono e la lampada dello sgamo booooooooooooooooom.
E non voglio neppure guardare,
nemmeno gauardare,
quel che è migliore
per timore dell'invidia e dell'incredulità delle mie secrezioni.
Nell'impegno.
Zampillante epicureo
Egocentrismo triangolare non considerato per molto tempo.
Bisogno dei cateti per la mia identità?
Forse no.
Forse non so davvero mentire.
So sporcare però. E quando è il momento di Radames mi dimentico di avere la bocca sporca di cioccolato. Fuori. Come sempre. E non capisco se è un bene o un male, se è bisogno di silenzio e fieno oppure mancanza di coraggio.
Se devo nascere o morire lo so ma non voglio prenderne consapevolezza con degli intralci.
Ho paura tutto sommato degli acini acerbi, di quelli marci. Non ho ancora maturato abbastanza pazienza per attendere la fermentazione.
E la vendetta così si confonde con gli abbracci che tuttavia non riescono più a camuffare il bisogno di cibarmi di carne. Carne. Fuori bianca. Impune araldo del rosso che pulsa dentro.
Ma si è mai visto un bambino che partorisce solo?
Che non ha bisogno di carezze?
Allora mi sorge il dubbio di non esserLo più.
I miei cateti ormai sono lontani. Cioè, lo sono sempre stati ma prima i punti di congiunzione erano più indefiniti, c'era del liquido nel legamento, mi facevano malissimo le ginocchia.
Ma era facile sguazzare nel lubrificante che brucia solo a posteriori, che rende l'attesa, agognata colpa sicura e sempre peggiore.
Così affondo nella gomma.
Mi proteggo gli occhi.
Con la testa giù.
Tra l'altro alle foto del parto non sono ancora pronta.
Nnn ho neppure quelle del matrimonio.
Cioè, le devo aver perse sul tram.
Poi mi sono girata quando sono scesa, perchè avevo perso il fazzoletto per strada togliendo le chiavi di tasca.
Figuriamoci se voglio sul comodino un bel pacchettino, tanto carino con quelle paginette pronte a ingiallire, legate strette, cinte dal trancio rimastomi di cordone ombelicale.
Di chi è lui poi?
Solo mio, e io, da brava cagasotto, ho paura di mostrare il pargolo cagante, al mondo senza pietà.
Ma chi tra noi tre ne ha meno?
Anche se so che sarà migliore di me.
Più forte, meno netto e sarà capace di volare via dal nido.
Lui il labor lime l'ha già fatto.
(inguaribile ottimista)
Lontano da me, che appassirò. Pelle di serpente memoria del secolo passato.
Spero che si prenda le mie ossa, che mangi la mia carne.
Resisterà di più a volare.
E saprà resistere senza elemosina, senza dolore, senza inutile disperante sofferenza.Che si guarderà allo specchio soddisfatto e realista. Gli basterà chiudere gli occhi.
Che coccolerà per sponte.
Sarà di sicuro più bianco di me.
Solo ho paura che mi accechi ora.
E qua mi becco a cercare di mentirmi. Ma le matrioske si aprono e la lampada dello sgamo booooooooooooooooom.
E non voglio neppure guardare,
nemmeno gauardare,
quel che è migliore
per timore dell'invidia e dell'incredulità delle mie secrezioni.
Nell'impegno.
Zampillante epicureo
Etichette:
BiancoTestaDiGiglio
venerdì 5 ottobre 2007
Sansonne
Monologo
Voce fuoricampo:_._._._
Copy: Madre
Monologo: Mi dai l'impossibilità di vivere
Incredibile interpretazione del volto inesistente delle cuspidi aride e ribelli dei miei peli cutaneocranici.
Cara strega ranza tutto subito,grazie.
Lame taglienti e indolore.
"E ora che sto correndo vorrei che fossi con me".
Invece no.
NOn corro.
NOn ti cerco.
(Tra lafatica sento lo zac delle tue piumemetalliche)
NOn ci sei.
Per ora sono fuori dal teatro.
Leggermente disturbata da sèdicenti attori.
Perlopiùignoranti.
Anch'io losono.
E lo voglioessere sulfatto che la notte è stata troppo ad aspettare_mi.
E forse anche suldove sei tu.
Ma qui eh, dentro casa.
Perditi pure.
Anzi, sgombera il box,
per altri peli,
di pupazzi che guarderò sbirciando dai pizzi imperlati dal tempo.
Gambe a x seduta su puff damascati e polverosi.
Gambaletti
a
coste
panna
e
grammofoni.
Lontani
mare
freddo
molo
e
venti.
Euro
di binari per inalare la magnificenza decadente del porto dove desidererei giacere in balia del petrolio a macchie sul culo ossuto di un gabbiano denutrito.
Che sogna un lampadario cristallaceo.
Tutto vero.
Rendoimpossibile la vita e il suo raiocinio.
Datemi 1 tetta e vi solleverò IL cazzo.
Disse chi non conosceva lasaggezza.
Vuoi un caffè?
((Ale,grazie.))
Voce fuoricampo:_._._._
Copy: Madre
Monologo: Mi dai l'impossibilità di vivere
Il punto nn c'è.Purtroppo solo latomba provvederà a ciò.
Incredibile interpretazione del volto inesistente delle cuspidi aride e ribelli dei miei peli cutaneocranici.
Cara strega ranza tutto subito,grazie.
Lame taglienti e indolore.
"E ora che sto correndo vorrei che fossi con me".
Invece no.
NOn corro.
NOn ti cerco.
(Tra lafatica sento lo zac delle tue piumemetalliche)
NOn ci sei.
Per ora sono fuori dal teatro.
Leggermente disturbata da sèdicenti attori.
Perlopiùignoranti.
Anch'io losono.
E lo voglioessere sulfatto che la notte è stata troppo ad aspettare_mi.
E forse anche suldove sei tu.
Ma qui eh, dentro casa.
Perditi pure.
Anzi, sgombera il box,
per altri peli,
di pupazzi che guarderò sbirciando dai pizzi imperlati dal tempo.
Gambe a x seduta su puff damascati e polverosi.
Gambaletti
a
coste
panna
e
grammofoni.
Lontani
mare
freddo
molo
e
venti.
Euro
di binari per inalare la magnificenza decadente del porto dove desidererei giacere in balia del petrolio a macchie sul culo ossuto di un gabbiano denutrito.
Che sogna un lampadario cristallaceo.
Tutto vero.
Rendoimpossibile la vita e il suo raiocinio.
Datemi 1 tetta e vi solleverò IL cazzo.
Disse chi non conosceva lasaggezza.
Vuoi un caffè?
((Ale,grazie.))
Iscriviti a:
Post (Atom)