This is Wrong,
una preview
Eccoci, fervono i preparativi.
Bipersonale (con la deliziosa Linda Carrara che mi affiancherà con un'installazione, Esilio)
presso lo spazio
Polaresco di Bergamo.
Appuntamento ore 19.00
del 28 luglio.
Till late in august.
Performance musicale per l'opening NoYa.
Per l'occasione in catalogo
un testo di Alberto Ponticelli
A parte un intervento di Discordant ,
vitale nello sviluppo del progetto.
Di seguito
la parte scritta.
Mia
"CARNE_ADE
Lente le ombre e gli odori consapevoli si muovono nel quadrato al centro dello spettacolo, nel fermento dell'attesa. Due corpi concentrati sull’enfasi empatica nell’estasi dell'odore di carne.
Un piede,
le mani al fianco,
affondano a terra.
Un tempo di pieghe di pelle che accoglie e carica i gesti e gli sguardi densi
Avvolge tutti.
I capelli di cera restano tesi prima del contatto.
Silenzio.
Religioso quello del rito.
Minime tensioni
massime nell’imminente risonanza di forza e scontro.
Attimi eterni prima del big ben degli attriti.
L'universo attende rispettoso dall'intorno.
Poi caviglie oberate
piedi
cosce
orecchie gravitanti attorno a globi di apparente staticità si scagliano in faide
leggiadre nel loro incedere inizialmente anchilosato. Le parabole spiazzanti dei voli di polpacci
dei gesti calibrati sull’avversario conosciuto studiato dalle ossa in fuori.
La cerimonia di un mondo lontano dall’iperuranio.
Reale, di carne
obbediente a gravità e volontà di potenza.
L'imponenza degna solo del concernente alla terra.
Al peso dell'esistenza magistralmente gestito.
Ti conosco corpo
Tu, di fronte allo specchio vivo che vedo.
Conosco i tuoi lividi interiori
le tue debolezze
i tuoi dervisci nervosi che si stemperano in
sinapsi di sangue.
Fili che lasciano illibato questo cono di spazio dall’ignoranza
Dalla brama di riempirsi di avere senza metabolizzare, che si priva della potenza per raggiungerne fallacemente l’apice.
Lo spazio di scena delimitato dalla luce cruda non sempre contiene tutto ciò che accade. Il buio si illumina di scintille scaturite dalla lotta che roteando spezza e armonizza.
Ritardi carnefici delle ossa che alla zavorra della vita possono solo obbedire come esempi irrorati di ossigeno.
L’impatto è caldo, urla, graffia, spinge le articolazioni e le interiora e frammenta il respiro.
Scompostamente a terra.
Ti sospendo, dal giudizio.
Ti perdono. Mi hai battuto. Mostrato una nuova prospettiva, dal basso.
Insegnato come cadere al tappeto come se di carne non ne avessi, e possedessi solo l’inferno di una falsa ragione meccanica incapace di argomentare gli organi e di avere orgasmi. Le arterie razziste non lo permettevano.
Ho imparato a perdere, sono pronta a respirare, senza la coltre di estraneità da me stessa.
Pronta a combattere un’altra volta. Immersa dal silenzio della folla che proiettavo dentro, per riempire al pelle vuota.
Ti lascio continuare a camminare verso un altro incontro specchio, quando ti sarai rialzato da terra."
Un piede,
le mani al fianco,
affondano a terra.
Un tempo di pieghe di pelle che accoglie e carica i gesti e gli sguardi densi
Avvolge tutti.
I capelli di cera restano tesi prima del contatto.
Silenzio.
Religioso quello del rito.
Minime tensioni
massime nell’imminente risonanza di forza e scontro.
Attimi eterni prima del big ben degli attriti.
L'universo attende rispettoso dall'intorno.
Poi caviglie oberate
piedi
cosce
orecchie gravitanti attorno a globi di apparente staticità si scagliano in faide
leggiadre nel loro incedere inizialmente anchilosato. Le parabole spiazzanti dei voli di polpacci
dei gesti calibrati sull’avversario conosciuto studiato dalle ossa in fuori.
La cerimonia di un mondo lontano dall’iperuranio.
Reale, di carne
obbediente a gravità e volontà di potenza.
L'imponenza degna solo del concernente alla terra.
Al peso dell'esistenza magistralmente gestito.
Ti conosco corpo
Tu, di fronte allo specchio vivo che vedo.
Conosco i tuoi lividi interiori
le tue debolezze
i tuoi dervisci nervosi che si stemperano in
sinapsi di sangue.
Fili che lasciano illibato questo cono di spazio dall’ignoranza
Dalla brama di riempirsi di avere senza metabolizzare, che si priva della potenza per raggiungerne fallacemente l’apice.
Lo spazio di scena delimitato dalla luce cruda non sempre contiene tutto ciò che accade. Il buio si illumina di scintille scaturite dalla lotta che roteando spezza e armonizza.
Ritardi carnefici delle ossa che alla zavorra della vita possono solo obbedire come esempi irrorati di ossigeno.
L’impatto è caldo, urla, graffia, spinge le articolazioni e le interiora e frammenta il respiro.
Scompostamente a terra.
Ti sospendo, dal giudizio.
Ti perdono. Mi hai battuto. Mostrato una nuova prospettiva, dal basso.
Insegnato come cadere al tappeto come se di carne non ne avessi, e possedessi solo l’inferno di una falsa ragione meccanica incapace di argomentare gli organi e di avere orgasmi. Le arterie razziste non lo permettevano.
Ho imparato a perdere, sono pronta a respirare, senza la coltre di estraneità da me stessa.
Pronta a combattere un’altra volta. Immersa dal silenzio della folla che proiettavo dentro, per riempire al pelle vuota.
Ti lascio continuare a camminare verso un altro incontro specchio, quando ti sarai rialzato da terra."
Il resto lo troverete nel catalogo e/o @the Polaresco