venerdì 21 ottobre 2011

La fata turchina

Esistono solamente differenti livelli.
Sempre più profondi

noiosi nella scelta compiuta
non la svolta.
Mai la svolta.

Solo a un angolo,
che ne presuppone un altro.
Non ho più serbatoi di rassicurazione,
non lacrimatoi di prevenzione.

Scoccata la mezzanotte mi ritrovo immancabilmente a cavallo di una zucca ben più leggera della bava del ragno che l'ha arabescata.
Imbelle al bilico che le increspature creano.

Di colpo i colori si smorzano,
il freddo picchia e la nebbia non è più affascinante.
I denti tornano deboli e inutili.

Rimetto le scarpe,
armature alla vita terrena.
Il colore delle labbra si finge diverso.
Sogno di tutto in maniera sempre più confusa
meno acuta.

Torno nel mio bozzolo,
sotto il mio guscio, nell'involucro meno banale del suo nome, ma solo in parte.
senza cipria.

Le dinamiche entropiche e gravitazionali tornano al sapore metallico.

Ho avuto tutto il tempo di riaddormentarmi in quel lacerto di gioia
che si chiama calore residuo. Non diverso da quello di un cane.
Ho troppa poca materia per odiaR

Troppi stimoli aperti.
Ho freddo così senza prato,
restano solo mine pigre e traditrici sempre a litigarsi piccole coperte di polvere tra loro.

E ora ho tutto il tempo del mondo per starle ad osservare senza farmi nessuna corsa.

2 commenti:

millydilorenzo.blogspot.it ha detto...

Mi piace molto. ^_^ !!!

Aia_Cipu ha detto...

Ciao, mi piace molto :) ho appena aperto un blog...se ti va vieni a dare un'occhiata :)