giovedì 30 aprile 2009
I pettini tornano a galla grazie ai nodi
Mi sono illusa,
e non ci sono parole per dire quanto,
che la felicità mi riguardasse nella sua forma plurale;
che le parole mi distruggessero;
che nella quiete risiedesse il balsamo per l'interno,
sulla seduta dell'amaca anticamera
di una qualsivoglia serenità.
E invece è il silenzio a scorticare,
le mani inermi,
non le sberle sonore.
E mi torna la voglia di fumare,
di uscire con la scusa del tabacco,
o per comprare il liquido per le piante,
col suo odore acre,
superfluo e doppiamente fastidioso.
Ho voglia di mettere parentesi al tuo viso,
e una rete sul mio cuore.
Come si fa su una pietra,
perchè non cada in pezzi,
perchè i frammenti non diventino massi,
grazie alla ferocia insita nella velocità della loro caduta,
verso gli abissi
della sterilità
e dell'assenza di movimento
conseguenza del tonfo finale.
Nel mio sgabuzzino,
hai lasciato cadere polvere d'amianto,
sui petali di metallo
malleabile
scatola toracica della mia vista.
E ti ho lasciato fare tutto,
ansiosa di tenermi stretti anche i lembi di alghe che temo
e di cui sono fatte le tue braccia.
Ho scelto il mio cappio,
ma non tutti i boia alla tavola rotonda sono daccordo.
Mi infilo le scarpe sulle mani.
e cammino a testa in giù,
senza cercare nuove prospettive.
venerdì 17 aprile 2009
giovedì 16 aprile 2009
sabato 11 aprile 2009
Ridi, ridi...
giovedì 2 aprile 2009
il silenzio chiuso in te è più volgare di uno sputo
Tua madre ti ha vestita di tante gelosie
Ti ha messo cose in testa amare fantasie
In te ha riversato le proprie delusioni
Gli uomini ti ha detto son tutti dei coglioni
Così tu sei cresciuta in quella diffidenza
Fra un uomo e l’altro pensi non c’è la differenza
Di ogni tenerezza la più completa assenza il vuoto del tuo cuore rasenta la demenza
Oh mai, un sorriso che so una parola di più oh mai, un’occhiata chissà un po’ di complicità
Come fisarmonica ti lasci stringere ogni volta ma
C’e un silenzio chiuso in te più volgare co com’e
è più volgare di uno sputo
Tua madre ti parlava lavandoti le spalle
Bambina tu ascoltavi le sue infinite balle
“Tuo padre” ti diceva “è stato un magro affare
A quarant’anni appena è un uomo da buttare
“Tu gli volevi bene intendo a lui tuo padre
E non capivi bene le frasi di tua madre
Eppure hai cominciato e non ti riguardava
A difendere per sempre l’orgoglio di una schiava
Oh mai, mai un giorno che tu mi ringrazi
Ma non lo sai fare un gesto che sia
Spiritoso con me con te la domenica
Sei poco igienica si muore sai
Meglio andare via di qua a cercarsi una città
E non restare in questa mia periferia
Meglio andare via di qua a cercarsi una città
E non restare in questa mia periferia
la ragazza fisarmonica
paolo conte
la cosa migliore che ho letto in una stanza sconosciuta
mi ha lascaiot ricordi unici
come certi numeri
e odori
e situazioni
mi manca.
e sarà.
ballare...
auguri
ai baffi del mio nero
auguri alle linee dei viaggi
e degli imprevisti
la notte
al numero 4
che è un doppio doppio
alle orecchie fini
ai capelli
al sonno
della ragione
che lascia in pace
il cuore
alemno per una notte
nella bocca di un pesce