mercoledì 9 settembre 2009

crash test_ iconoclastik prospektive


Spero che gli odori non esistano più
Talmente detesto i denti dell’olfatto che mi mordono i peli del naso.

Non mi importa dove,
basta che questo sia il posto in cui non esistono
dato che la mia casa è qui.

I cassetti si sono dimessi da autostrade delle impronte
E dove sei adesso non hai più mani per niente.

Hai perso la forma,
il colore.
Mi resta solo la memoria detestata di un alone.
Una nube di aria di neve marcescente di sale,
una fonte di stagno.

Cammino e cancello i nomi,
le finestre, le posizioni dei baffi del fioraio.
Poto i vasi, ci metto piramidi di sabbia al posto delle foglie,
dei sottobicchieri dell’autunno.

Dreno la vista dalle nubi,
colo il grigio, risparmi sulla luce dei sorrisi.
Proteggo la gioia dalle uscite incoraggianti e inaspettate.

Arrivo davanti al portone a memoria,
nonostante la cecità emotiva. Mi spoglio quanto basta per liberare le mani e mostrarne i legami
al resto. Impugno tutta la forza che posso e respiro.
Inspiro con violenza e rilascio con esasperante flemma:
incendio tutta l’aria attorno a me.
La porta, le nappe delle tende, il manico del tagliacarte accanto al telefono.
La maniglia della porta e le lettere mai imbustate.
Scavo un cerchio di fuoco.
Mi siedo a terra e leggo.

Finalmente una storia eccellentemente entusiasmante.
Reale forse.

La appoggio e non la apro.
“Voglio essere un pesce con le ali” mi dice l’ultimo geranio superstite dopo il mio ritorno a casa fiammante e al contempo devastantemente rispettoso del silenzio.
“Anch’io penso”
E trovo il coraggio di rispondergli:gli offro da bere intanto e attendo l’incantesimo.

Detto questo chiudo gli occhi dopo essermi seduta
In un posto dentro casa nuovo,
uno spazio libero.
Più in alto di te.
Almeno…dal pavimento.

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