sabato 12 luglio 2008

Advertising: le merde galleggiano benissimo nell'acqua che le sostiene





1
“Sbronzarsi e poi non toccare più niente per un secolo, uno e mezzo,
un nanosecondo,
che poi si estende,
si espande.
Sono solo due giorni che non ti sento,
che la mia vita liquida scorre tra i ciottoli sul fondo del fiume.
Che sembri un bel francobollo su una conversazione nata silenziosa sull’erba.
2
Poi passa un’ altro giorno.
Senza mani che mi bracchino.
Solo involontari, umidi e viscidi contatti forzati e impensati.
Per strada,
sui mezzi…
3
Ah…
Casa,
cane,
inquilini.
Letto.
-Apro la mail-
Scrivi che ti manco,
ci credo.
Aggiungi che mi vuoi bene.
Non a questo.
Non penso sia possibile.
Non me lo potrei permettere.
Ho troppe cianfrusaglie
Incastrate tra le maglie della testa,
da dipanare…
4
Acqua,
una cascata gelida sul viso.
Calze che si sfilano,
scendono…
Doccia…

Gocce crude,
sulla schiena che s’inarca e le pare farlo inutilmente.
Come se la mia aura avesse impressa a fuoco il tuo tocco,
che volutamente ignoro.
Ma fingo di non percepire il tuo ricordo pulsante.
Autosufficiente, Aautonoma,
l’ emancipazione…

Nono,
fuori luogo,
fuori tempo.
5
Giaccio sul legno del pavimento.

Ti aspetto in realtà,
anche se mi violento per non pensarci.
Tiro giù le serrande degli occhi e la notte mi avvolge nel suo bozzolo.
Con la città che passa la serata complice
E solo superficialmente superiore rispetto a quello che avviene nei vicoli.
6
A singhiozzi impellenti
mi bussa la luce facendo pipì sulla mia faccia cisposa.
Le do corda.
Esco dal portone sculettando in modo strano,
troppo più del solito…
Attraverso il piazzale,
vado verso il tram,
ma spero inspiegabilmente di incontrare te.
Testa fusa...

Mi asciugo la fronte,
raccolgo la gonna,
maledico il caldo e l’arsura perenne sulle labbra
e mi siedo.
Accavallo le gambe,
appoggio la testa al finestrino…

Molto da fare in questi giorni…
Come oggi.
Ritiri,
colloqui,
posta,
saluti…

7
Risalgo nella balena arancione.

Apro gli occhi e sono già a pochi metri da casa,
mi scollo dal sedile,
scendo di corsa,
inciampo per strada e il bus suona il clacson.
Mi sanguina una coscia.
Mi alzo e proseguo verso il portone.
Mentre il sangue va verso il basso…
Scende…
Sotto il ginocchio,
scorre verso la caviglia.
Imbeve tutta la calza
Per fermarsi in un acquitrino invisibile
sotto alla pianta del piede.

8
Tolgo le chiavi,
spingo la porta,
salgo le scale e mi tocco la gamba…
indaffarata nel capire come connettere ancora a sufficienza per arrivare al mio appartamento
driiiin
Pronto?
9
Ciao. Come stai?
I muscoli della gamba si flettono,
le labbra si schiudono in un’ espressione di sorpresa..
Mi cade una spallina…
Cavolo non sei il francobollo pavido che credevo mi restasse di te.
persistente sulla retina della mia memoria,
nel mio interno, non almeno come ci sei entrato
anche se solo fugacemente…

Tutto bene-
ti rispondo-
tutto a posto, ignara del fatto di aver bellamente superato in materia di pessima recitazione perfino Asia Argento.

10
Sul pianerottolo ti parlo automatica di come potessi ricordare il tuo corpo,
il tuo peso,
ma non la tua voce.

Un manto di carne avvolgente, come l’aroma mattutino di moka,
lo sto per assaporare per poi
bermi lentamente,
lambita dalla calura
impietosa del luglio meneghino…
11
E mentre chiudo il gas tra le mura semivuote,
la seta della sottoveste è imbevuta di me
E della tua voce appena sentita.
Non pensavo che
La tua stretta mancata e così definitiva potesse mancare tanto…
Domani ti chiamo
Mi hai detto.
Inspiegabilmente ci spero.

12
Vorrei sondare le tue interiora,
la tua cervice maschile,
e capire come mai scappi.
Ma fuggi soltanto dai letti asciutti”
….

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