mercoledì 1 dicembre 2010
sabato 27 novembre 2010
"quello che 'mm'hai da dì ..."
Appena percepisco il blu nevischio -fortunatamente- quotidiano, nel sonno, del clamore luminoso soffuso si ferma il silenzio.
Le ciglia prendono la tua temperatura e si polverizzano.
Le stanze son calde, travetino gelato sotto i palmi.
Sono la giostra del saliscendi under tre,
sono la pelliccia rubata alla mamma per non avere freddo sul balcone in febbraio,
per raccontarti orante proverbi muti di giorni confusi eppure eloquentemente assorbiti
da pareti troppo torbide e pulsanti.
Mi ti bevo, anche travestita da limonata
e senza nessun favore mi ricordi che sono solo
la paura di qeullo che mi rendeva un tartufo in lieve ritardo sulle date dell'asilo,
sulla coda per tornare alla realtà
e al perdono.
Mi bastano i tui raggi senza vittoria
per non provare domande
solo
come mi vedono gli altri
giovedì 18 novembre 2010
Bisclavret, il cavaliere DI due dame
250 persone, sala congressi,
Bergamo
"Arianna, (...) vuoi dirci perchè hai scelto di disegnare così Bisclavret?"
"no"
risate.
e sono scesa dal palco
risate.
e applausi
questo e alto,
è
in ogni caso, a parte ciò
per tutto il resto c'è mastercard
enjoy the links,
non mi espimo che tanto non supero il monosillabo.
inettittudine alla parola del disegnatore,
nello specifico ubi maior...
http://www.lafeltrinelli.it/products/3030778.html;jsessionid=B9AC403C44079616A3CC982E45B15B46.applprod04?atd=1583242
http://bisclavret-torrarmata.blogspot.com/
Elena Maffioletti, Vittoria Delsere feat. dr faust....
http://en.wikipedia.org/wiki/Bisclavret
But not for me
non nella misura della fame delle 5.
E il caffè
il suo odore
non mi seda
le nubi che affaticano le palpebre
durante la notte
e lasciano il segno da sole scoperte dalla luna.
sotto o sopra la sciarpa
non ho più il coraggio di urlarti sulla nuca,
di dirti quel che nella bachelite della notte
mi crepa il midollo
e incurva le scapole
Mi risparmio i tuoi nomi,
fratelli,
ore piccole e impietose
ma non svanisci
nè ti palesi
e l'inerzia avanza,
occupa il bagno e ruba gravità
nonchè ossigeno.
Le cascate sono ferme,
i padiglioni colmi,
non c'è crisi tra le costole,
i polmoni non vanno in sciopero.
Ma le camicie si stringono,
i danni non possiedono macchina da cucire
e se gli ordini non avanzano
le giacenze non si smaltiscono.
Parlo da gatto,
da cicala
ma l'energia l'ha in mano la mia rivale,
senza la corda annodata che la rendeva tale
e ora del mio numero non sa che farsene.
Sono i passi e la loro somma che non fanno testo
e la libera capacità fisica s'imprime nelle ore senza
meridiana perchè purtroppo sono sincera,
di un verde mela che stona per ora.
e' tardi ma non ancora
sufficientemente
lunedì 18 ottobre 2010
Do & Don't:botte in testa
oltre al vetro che attraverso l'ultima giorno,
per poche ore.meno di due.
mi tira la pelle,
ho la soletta tra pelle e muscoli, nervi.
non fa più male,
fa più male ma si beve cadente a ombrello.
mi annoio per l'ultima volta.
so che devo fare molte cose,organizzate
secondo un'agenda che non ha ore,
non ha riferimenti lineari.
molesto i capelli anarchici del lunedì,
i piedi serafici, enormi piattaforme di stabilità gravitazionale.
e sospendo il respiro, liberando i flussi
di pensiero e luce e urla e basta.
e mi sento libera.
ma a mangiare la parola per colorarla,
sono solo alla quarta lettera.
mi permetto
di vedere asini che volano senza dirlo per forza,
e ho il permesso di girare a cavallo del mio maiale da combattimento
e sonecchiare col mio armadillo di fiducia che fa dj set,
chiaramente coi miei tacchi e l'imbuto,
quello con l'occhiello per appenderlo
o per soffiarci e far le bolle che
dall'alto loro di sapone sembrano innocue,
dal basso meravigliose.
dal basso
ma fuori dalle carte,
nel taschino degli odori buoni,
tra i peli e i pori,
arrivi.
«I rapporti con gli animali sono proibiti,
il macello degli animali è permesso.
Ma nessuno ha ancora riflettuto sul fatto
che potrebbe trattarsi di un delitto sessuale?»
Karl Kraus
-->
giovedì 14 ottobre 2010
E se lo dice lui buona stampa a tutti
L' amore non si dice
di Massimo Vitali
"Lui l'ama, lei no. Lui la pensa di continuo, lei no. Lui la desidera, lei no. Lui le scrive lettere, lei no. Stanca di ricevere continuamente lettere d'amore, Teresa impone a Edoardo il divieto assoluto di scriverle. O perlomeno, niente più lettere d'amore. Oltretutto raccomandate, che diamine. A tutto c'è un limite. Così, per non aggiungere ulteriori mattoni a quel muro che lo separa da lei, Edoardo accetta le imposizioni di Teresa e comincia a spedirle lettere via posta ordinaria parlandole di tangenziali e lavandini, di sua sorella e di Napoleone, del vento e del pistacchio, di muscoli e di poesia, di Dio e delle cicale. Insomma, Edoardo finisce col parlarle di tutto, davvero di tutto, fuorché di ciò che proprio non può dire. Eppure tra le righe l'amore traspare, leggero e giocoso: fa la sua comparsa tra una ricetta surreale e una riflessione sconclusionata, lieve e mai invadente sullo sfondo di ogni singola lettera di Edoardo. (Con una lettera di Alessandro Bergonzoni e una di Grazia Verasani)"
venerdì 8 ottobre 2010
PLEASE PLAY LOUD: e si parte!
Stories from the cities stories from the seas
b_ Milano - La realtà visibile: introduzione al disegno a matita
c_Berlino/Istanbul - Le tecniche: il carboncino, la sanguigna, i gessetti
d_ Trieste - Il disegno di oggetti e la natura morta
b_Tazebao; manifesti politici- Lezioni di anatomia umana ad uso artistico: la testa
c_Muralisti Messicani-RATM - Lezioni di anatomia umana ad uso artistico: le mani
d_Giger, poster art-Korn Lezioni di anatomia umana ad uso artistico: i piedi
In rainbows
b_anni 10/20 & bauhaus style - La figura maschile
c_’30/’40 dalla guerra a allo stile di Chanel - L'equilibrio della figura
d_’60/70 tutte le tonalità del caldo - La dinamica dei corpi
e_nero globale e attuale - Disegnare in bianco e nero
“… OVER the rainbow”
b_Simbolismo-Surrealismo - Utilizzo della carta come forma d’arte
c_Blake e l’onirismo: l’incubo - Pastelli e matite colorate
d_Simboli, superstizioni, visioni e dintorni - La figura vestita: le pieghe e la rappresentazione dei tessuti
Ebony and Ivory
b_pied de poule :bianco e nero nel fashion - China: lo studio dei maestri
c_cibo e cromia - L’uso Pantone e pennarelli
d_fumetti:storie in bianco e nero - Accenni sulla realizzazione di tavole di un fumetto
b_Architettura_1 La prospettiva 1
c_Architettura_2 La prospettiva 2
d_Magazine: arte e architettura su carta - Dal Bidimensionale al Tridimensionale
b_cinema e teatro - Tempera 2: accenni alla tecnica e realizzazioni pratiche.
c_fiori-colori-fashion - Acrilici 1: accenni alla tecnica e realizzazioni pratiche.
d_arte - Acrilici 2: accenni alla tecnica e realizzazioni pratiche.
a_Napoli/Roma: Madre, Maxxi, Macro - La pittura ad olio: accenni alla tecnica
b_Milano/Torino: Rivoli, Gam, Arengario, Boschi di Stefano - Realizzazioni pratiche
c_Venezia/Rovereto: Guggenheim, Biennale, Mart - Realizzazioni pratiche
d_Firenze/Bologna: Mambo e dintorni - Realizzazioni pratiche
Alessio Girella: ale_girella@yahoo.it – 3477872546
(dopo le 18)
giovedì 16 settembre 2010
Uno a uno a uno a due
dopo 5 bottoni in meno al loro posto.
Con la mano poi ti ho imitato ma il tuo era unico
io avevo 4 dita.
Poi ci ho messo un piede.
Poi mi sono alzata,
mi faceva male la schiena.
Poi mi hai picchiato,
ma io ridevo, cioè, ghignavo...
mi brillavano le caramelle neglio occhi,
il mio cocktail per colorare l'orizzonte deformato
dal tuo tocco turbolento.
Ero così felice di non essere libera di raggiungere stati migliori.
So solo che la scrivania è sempre divertente,
ti separa da un sacco di persone
e può unire te con numerossissimi stronzi.
Basta pulire tutto, tagliare i capelli,
per sapere di non riuscire a dimenticare nemmeno con le tasfusioni...
le narici hanno la memoria lunga, più di me.
(Non trema più niente nelle pagine, ero io prima che non le sapevo spogliare
dalla polvere. Colpa delle mani.
Sempre di qualcos'altro.
E l'ho capito solo stando terra sulla pelle,
senza contare i mesi, limitandomi ai numeri)
martedì 17 agosto 2010
lunedì 16 agosto 2010
Cosa ti scrivo
voglio solamente sentire, non ascoltare,
la tua voce che mi racconta
e gracchia dall'altro capo dell' etere.
Ti posso vedere mentre lascio in caduta libera le palpebre
perchè non mi va di aprirle
ma per pigrizia,
non per desolazione.
E mi descrivi i vestiti,
il campo,
il tempo,
le città appena viste,
mentre non mollo il mio naufragio
forte della poppa alle mie spalle,
l'uscio coperto alla mia schiena,
e delle gambe nude sul marmo,
prua distesa senza ritegno.
Non mi importa,
non mi frega se sono menzogne le tue,
mi serve solo la tua voce,
per ricordarmi che sei vivo,
che ti muovi,
le tue unghie,
i tuoi capelli,
vividi nella stanza dove
ormai non riesco più a riposare.
Strabuzzo gli occhi mentre non smetti con le tue
frasi,
lievemente più lente
del solito.
Si spalmano sul recto della
fetta biscottata che mi decolla tra le mani,
e mi prometti che ci vedremo,
presto, tra meno di dieci giorni, forse
presto
ma forse.
Non ho il tempo di mettere i bigodini al fondo dei capelli che mi stai già dando
dei numeri,
una roulette per me.
Non capisco più nulla
nelle mie tre ore di sonno
che mi sono apparse come tre brevi secoli
e che mi fanno abbinarti a dei vestiti,
qualcosa che metterò,
di vago,
stoffe che ho appena stirato
per sfilare forse in una stazione
che da porta sul resto
è rimasta solo un pedalò sullo sporco
di una città bellissima e bigotta,
in cui il l' incedere rende
gondole bucate
con rostri sul fronte.
Non so che ore siano,
cade nel fiato sprecato
la tua richiesta,
io ti sento,
ripeto,
ma non ti ascolto,
sono tutta immagini
e senza distintivo
e inizio a contare.
Lo stavo già facendo,
ma non dirlo a nessuno
quello che ti ho taciuto...
lunedì 9 agosto 2010
Domenica d'agosto
giovedì 5 agosto 2010
Working classy
dandogli tutto il tempo
godermi l'obiettivo,
e farsi dirigere il corpo.
ne ho già una senza semplicità . . . vola
martedì 3 agosto 2010
Metti il cacio con l'arianna...@arcibloom
Ho scritto, cacio riscritto, arrangiato, e disegnato.
E conoscono l’egoismo delle bolle dei suicidi,
dei cappelli inutili.
Sul fondo del flutto ritrovo i trofei della finanza,
della corsa all’oro, della conquista della vostra
fame sazia.
Sono muto per scelta tra le pareti liquide
E metallo di chiglie che giacciono con me.
Tanti piedi sopra il mio tetto fatto di onde,
io stavo sotto i vostri occhi meravigliati
all’idea di aver attraversato il ponte,
un’isola val bene un oceano,
per un continente vecchio, presuntuoso
e ormai sconfitto.
Acqua e isole sono democratiche
Lasciano soli sulla propria rotta.
Entrate di prepotenza nelle vostre altissime città.
Che peccato che l’evoluzione
Non vi riguardi tutti,
che l’apice della ricchezza
non sia pane quotidiano.
La vendetta è il mio pasto,
non ne resterò indigesto,
negli abissi dei pescecani
rimangono stracci i sogni degli esseri umani,
frammenti distanti.
E la sveglia è un attimo,
un volo di rovine,
sconfitta inaspettata di fondamenta
senza disegno.
Non vali più niente
Egoista presuntuosa invadente
Nuova compagna di stanza
Respiro la tua distanza…
venerdì 16 luglio 2010
Vene e sangue secco
coperta fresca di montagna,
tutto il tempo
per guardare dall'abisso all'altezza degli occhi,
attuali o desiderati.
Avere il fuoco spento,
avere i piedi all'insù, con l'etichetta all'alluce,
ma per scherzo, solo per provocare.
Conati.
Ma c'è il sole sai?
Inspiegabilmente, nell'afa,
nell'esofago soffocato
nel mio bagno personale
c'è appesa una calza
che è lì circa da novembre,
con tutti i numeri,
i nostri. Sono esponenzialmente belli.
Poi c'è il tracollo.
Eroe nello zoo
di mostri
del mostro
che ogni tanto mi strappa la camicia
di tre volte più grande.
Entro,
cibo agli animali e
testa in lavatrice.
Spenta,
a gambe aperte
canto muta
in un cielo di buchi nel metallo,
tutto quello che non sussurro
nemmeno al cuscino
che mi riverbera
nelle orecchie
E' l'effetto dei tuoi sibili
sempre più velenosi
e sempre più lontani.
Arriva solo una frusta,
l'ultimo metro,
giusta, giusta
per la mia vita
mediosottile.
Non ci so ancora giocare, voglio stare sul fondo
e dato che non la metti via mi diverto con delle cerbottane
di meringa, di pane.
Soffio fortissimissimofuoridallacannuccia e
fumo dappertutto, mi si appanna la vista,
mi salgono le ansie, vengo meno a me stessa
è tutto bianco,
è solo un vestito,
che faccio fatica a togliere
lunedì 12 luglio 2010
Sacra melmA
lunedì 5 luglio 2010
"E solo il tempo a rivelare la stagione"
En el alma sólo tengo soledad
Y si ya no puedo verte
Porque Dios me hizo quererte
Para hacerme sufrir más
Siempre fuiste la razón de mi existir
Adorarte para mí fue religión
Y en tus besos yo encontraba
El calor que me brindaba
El amor, y la pasión
Es la historia de un amor como no hay otro igual
Que me hizo comprender todo el bien, todo el mal
Que le dio luz a mi vida
Apagándola después
Ay qué vida tan oscura
Sin tu amor no viviré"
Historia de un amor - Carlos Eleta Almaran
Se non mi avveleno
mi manca la vista,
quello che voglio,
sentire.
Non ho paura di niente,
se sei qui.
L'aria non mi interessa,
passa e non la sento.
La sabbia scorre e non mi tocca.
I tuoi peli, il lenzuolo che scappa dalla lavatrice.
E io che fuggo dal mio monocolo al retrogusto acre di verità
fredda e verde come le facce dei morti.
Il mio papillon fa bolle id argilla,
che lanciate cadono,
pensate reggono amezzaria
i sogni ingialliti,
a pochi passi dall'orgia dei gatti di polvere.
vienimi a prendere,
mi fanno male i piedi.
giovedì 1 luglio 2010
God Lives Underwater
The Dancer - from Beziér
Eccoci Signori ho l'onore di potervi annunciare che colei che scrive ha vinto il Sabbioneta Art Festival 2010.
Per godere - ... - del progetto God lives underwater, di cui non anticipo nulla, per intero si dovrà aspettare Settembre e ci vorrà una bella gita a Sabbioneta.
Beh, intanto vi linko i primi virgulti della press release.
A presto
Quando si dice di non sapere cosa farsene delle ferie
http://www.wikio.it/article/giovani-donne-fluttuano-arte-moda-festival-198607588
http://www.radiobase.eu/mnch/site/index.asp?v=v_news_detail&itm_id=20100629_171600_0184_60
domenica 20 giugno 2010
Def_orme
penso che ho di nuovo i brividi e mi lascio prendere da domande inutili ,
dapoeti ipocriti sui miei rami umidi, sulle foglie ultime, a che cosa
pensano questi umani fragili
a che cosa servono i miei rami stupidi ,
a che cosa servono se mi lascio prendere da pensieri inutili "
baustelle
I mostri hanno le zampe,
non i piedi, non sono impronte le loro,
sono orme,
impolverate e impresse,
deformi, carenti di stabilità
fisica all'ambiente dove stanno i piedi,
umani e perfettamente progettati
per calpestare diversità e segreti,
intelligenza e onestà.
Coi bozzi le bestie hanno un cuore.
giovedì 10 giugno 2010
Vertigini
Partirò dalla mia vita di sapone,
da quello che ho in bocca.
La camicia è meglio troppo stretta,
(da pazza mi sento ostinatamente in osmosi).
Troppo larga lascia soli,
e senza ricambio,
segretamente unici
col proprio respiro prigioniero,
rivolto solo alla pelle.
Si liquefa il ricordo,
passato dalla vita alla cartolina,
da cui si cancellano ologrammi di piante in vaso e aroma di caffè appeso ai lobi della sveglia,
dei nomi da scegliere.
Il disastro dell'abbraccio eterorivolto.
Molti cadono. Sono crollati tempo fa.
Mi rialzo ora e non faccio mistero della sorpresa mancata.
Non fascino è la parola chiave.
Recupero la prospettiva, mai lasciata grazie al periscopio.
Solo virgole di sale
sulle guance.
Tutte le forme che ho preso mentre eri solo pelle
me le hai tenacemente inflitte plasmandomisul tuo corpo,
un maglio,
sul tungsteno.
Aver mangiato ed essere stata vinta dall'evidenza
e che la vita se non erode l'utopia
sfigura l'integrità
sbriciolarsi, senza nessuna novità.
Saprò consolarmi, di universi e di cerchi,di nuovi movimenti,
di inizi non proprio nuovi
se ci saranno
quando il fumo avrà chiuso le feritoie
per riaprirle su un paesaggio-ora- fosforescente.
Le prime entità da vedere post ustione immediata sono solo pennarelli ottici.
Mi sbrigo a finirci contro le munizioni.
Nella confusione sparo per davvero alle lucertole sui muretti.
E' il dopoguerra di una battaglia a cui la consapevolezza ha partecipato in differita,
era imbavagliata sugli occhi.
Era caduta in un pozzo così probabile,
così utile
che è quasi l'imbarazzo ad avere la meglio sull'onore dolente.
E' l'ora delle maschere che si sgretolano,
della verità attuale che galleggia accarezzando da dentro la pancia dell'acqua.
Un naso prominente dentro la pelle di un palloncino a cui non serve appoggiarsi
per deformarlo di bagnato.
Ma non vedi,
per quanto mi profonda in visioni,
nemmeno da lontano l'antico habitus,
lucy,
nemmeno per sbaglio ascolti i Beatles.
Rivedrò l'alfabeto, le mie spiegazioni cirilliche,tra poco.
Non prendere farfalle e farle pesare come trote.
Non è acqua dolce questa.
Restando ferma perdo un'intera gamma cromatica.
mercoledì 2 giugno 2010
Il cielo, il dito e l'imbecille
"Il Quena è uno strumento simile a un flauto usato dagli Indios
sudamericani. E’ fatto di ossa umane. Deve la sua origine
all’adorazione che un Indio nutriva per l’amata, e quando lei morì
egli costruì un flauto con le sue ossa.
Ha un suono più penetrante dei soliti flauti.
Sono diventata un’idiota proprio come Getrude Stein. E’ questo che
l’amore combina alle donne intelligenti"
A. Nin
lunedì 31 maggio 2010
Aggiornamenti Lezioni
mi trovo costretta dai canali comunicazionevolment eintesi a scrivere in codesta sede i nuovi incontri che si terrannò in giugno @ L'Edonè
lunedì 31 maggio 2010
lunedì 7 giugno 2010
giovedì 10 giugno 2010.
Il 16 giugno lectio premio a tema libero come promesso.
Claro?
In caso di ripensamenti, suggestments, agreements, giustifiche e consigli paraculinari
scrivetemi.
In ogni caso l'orario è insindacabile.
Ore otto e trenta.
A presto cari....
Ari
giovedì 13 maggio 2010
Piombo:la tavola non più periodica
Ho paura delle alghe, delle lenzuola avvinghiate, che si ederano ai polpacci.
Le rotule si sciolgono e l'esterno si fonde.
Gambe al risveglio gemelli siamesi,
pieni di ecchimosi da creazione.
Ho tanti capelli fuori,
appena sotto sono calva.
Ma al risveglio si valuta più la pulizia del cielo della propria,
con la mano fuori dalla finestra ma senza gli occhi.
Fa freddo.
Fa vuoto.
la spirale lungo la quale corro con le rotelle ai piedi non lascia molto scampo
oltre all'impossibilità di salita.
Richiudo gli occhi e mi aggrappo con le mani,
arranco sulle ginocchia
un violatintaunita,
sciami di giallo e tubicini verdi.
Ossa fuse, a specchio,
a caleidoscopio, la spirale ruota
e ride mentre
continuo a provarci per inerzia
cuffie alle orecchie
e cappio alle dita.
Un maiale è più libero.
Un maiale ha una casa.
Fuori dalla spirale,
non c'è il numero,
l'errore non è standardizzato.
Fuori sono solo patatine, pizza.
Rosso e unto
contro metallo e secco.
Rachitismo e calcificazione
contro vento e foglie
A chi non piace illudersi una volta ogni tanto?
Chi non adora perseverare ogni sempre?per vedere come va a finire
in primafila con la sciarpa l'effetto che fa?
Non sonorizzo la vita perchè dentro la curva c'è solo brusio.
e l'horror vacui è cancrenizzato da sempre.
Ormai ho una gamba sola,
dentro al lenzuolo
mentre cedo
alla posizione verticale.
Brucia la paura
anche se non la si vede
anche se non la si sente arrivare
mimetizzata dai suoi brulicanti camaleonti
che ronzano senza ali.
"This body.
This body holding me.
Be my reminder here that I am not alone in This body,
this body holding me,
feeling eternal
All this pain is an illusion."
Parabola_Tool
giovedì 29 aprile 2010
Salvaluomo, Impara l'arte e giocatela a carte program
ecco IL NUOVO corso.
dal 5 maggio, bonapartisticamente agendo
iniziano circonferenze di parole e immagini
dalle ore 20 e 30 per due ore.
avete voglia e coraggio?
non serve nulla oltre ad un sorriso,
anche nn durbans,
colla,
forbici con la punta non per forza arrotondata
e dai cavolo!
tanto, mercoledì, almeno fino ai mondiali
sarà mica letale eh!
non ci credo che avete i gerani da innaffiare!!!
(per info a me
insalataconcettuale@hotmail.it
e per le iscrizioni andate all'edonè,
via gemelli, Redona, BG
o scrivete all'indirizzo:
info@edone-bergamo.com
directly)
And tis is the program:
Salvaluomo: Impara l’arte e giocatela a carte
Corso di storia dell’arte interattiva.
La duplice citazione, dai Bluvertigo e dai comici Pari o dispari, è emblematica dul tono del corso. Otto incontri in cui si scorazza dai corpi di verdure di Arcimboldo all’optical-art di Alviani. Il senso di questo viaggio è un invito a guardare l’arte in senso onnicomprensivo e critico, ponendola su un piano personale, quotidiano: libera dalla “cornice” dei ranghi, da leggere per il vero messaggio che contiene. Non per niente c’è chi riteneva “più facile trovare la bellezza nella disposizione dei piatti in cucina che in un museo”_M. Chagall.
Prima lezione
Mercoledì 5 maggio
_Metamorfosi
Dal quadrato bianco su bianco di Malevič al blocco su pezzo dei lego, passando dagli insetti – ritratto di Fiore e dalle verdure di Arcimboldo.
Seconda lezione
Lunedì 10 maggio
_Il Sogno
Ciò che lega i baffi alla Gioconda di Duchamp e l’icona serigrafata di Marilyn è la loro attitudine iconoclasta. Si aprono nuove prospettive grazie ad una visione irriverente e riproducibile del mondo. I capolavori partono o precipitano per strada. Dalla Factory i Velvet Underground: l’arte è ormai inscindibile dalla promozione e dall’estetica musicale.
Terza lezione
Mercoledì 12 maggio
_Lettere
La comunicazione visuale non è fatta solo di immagini. Tema della serata: lo studio e la funzione di caratteri e dei significati, palindromie e frasi “frattali”. Le parole come entità molecolari. Hoch, Boetti, Parra, Kruger.
Quarta lezione
Mercoledì 19 maggio
_“Your Body is a battleground”
Esattamente come i grafemi, gli oggetti di uso comune o i capolavori anche il corpo è al centro dell’osservazione artistica. Spogliato dalla sua sacralità lo si guarda, consuma, riproduce, ricontestualizza e inflazione. Tra gli autori trattati: Schiele, Saville, Beecroft.
Quinta lezione
Mercoledì 26 maggio
_Cartacce
I quotidiani sfornati ogni giorno, la busta del pane e le opere di Arienti o Mastrovito. Tutta carta.
In positivo o in “negativo”, ritagliata per creare stencyl. Ombre di carta- Bansky- che fanno parte delle pareti dell’immaginario urbano.
Sesta lezione
Lunedì 31 maggio
_Occhi
Dall’osservazione e dalla consapevolezza del proprio movimento partono la linea perfetta di Hokusai, quella incisoria di Beardsley e le deformità descrittiva di Malene Dumas nei ritratti.
L’osservazione come unico punto di partenza.
Settima lezione
Lunedì 7 giugno
_”Paint it Black”
La monocromia e soprattutto la china nera sono il DNA del linguaggio del fumetto: il ponte tra l’immagine- spesso musicata- e il linguaggio cinematografico. Una panoramica degli autori di graphic novel che stanno cambiando il modo di raccontare.
Ottava lezione
Mercoledì 9 giugno
_Baustelle
Dopo il monocromo il policromo grazie alla teoria del colore di Itten, insegnante del Bauhaus. Il “Cantiere” del Novecento in cui tutte le arti e i mestieri collaboravano alla pari a un progetto finale.
see you soon
venerdì 23 aprile 2010
Venerdì molesti per stomaci indigesti
domenica 18 aprile 2010
Paganesimo triplicato:rapsody in blue
This is
Javohl meine liebe blu
Primo della coppia di trittici con lunetta realizzato
da una fine ragazza avvezza alla descrizione pittorica
attraverso i toni
di una vista acuta e monocroma.
Fasci di luce.
La gentil ed eclettica pulzella risponde al nome di Arianna Farina
che oltre alla drammaturgia si dedica con intima e loquace
caparbietà alla tela.
Tra i personaggi ritratti l'intellettualautore Ferri Luca
e il designer _riga (Gabriele Rigamonti) a sua volta parte del trittico disegnatoreo-progettuale studiocharlie,
in questi giorni iperattivo in via Tortona.
Al centro....attimo egocentrico.
Giaccio sul tappeto di casa intenta al disegno..
Della mia omonima sentirete presto parlare
ammesso che non sia già capitato
With love
sabato 17 aprile 2010
Help me I'n in bed
you'll be a shadow without an identity.
Lenta, appiccicosa epidermide sui tasti d'avorio
mentre le nuvole si stracciano sopra il finto ciano
sempre più spesso latente.
Ore 6. Poco meno.
Cordofoni multistrato imperversano
come torture,
le radici della schiena emato_mea
estasiata
e rapita
colgo poco e umori ovattati...
c'è poco spazio...
fumo....
mi impongo gamme cromatiche, visive,
pentatonia
sterile.
E' chiaro,
come lo zafferano di uno scivolo di palstica.
Talmente che non ho difficoltà a lasciarmene violentare
dentro,
fuori
attorno.
Mi stringo i jeans addosso.
nel letto
dove c'è sempre più spazio.
E ho spostato il vaso danotte.
e ci mando in bestia.
mentre mi libero
su questa serigrafia estatica
arancio
e viola
e porpora...
i muscoli continuano a far male
dentro le cannucce
martedì 6 aprile 2010
Loggione
Pugnali di ghiaccio fendono l'aria in mezzo ai fili
al centro dell'erba
mentre proteggo delle piccole gambe in braccio,
che non mi apparrtengono e si stringono a me.
Incredula sono nauseata dai sapori forti di gioia e
pulsioni amaranto, di fiumi e fluidi.
E al quanto poco valore,
a quanto poco odio,
a quanto vuoto
a quanto pesante sarà guardare oltre il fumo
e scoprire che avevamo torto.
da tutto questo non devo proteggere
proprio nessuno.
La prova della tua forza nella mia erosione.
Povertà di mezzi,
d'intenti,
di obiettivi.
Per sporcare di benzina la pista,
per vincere
contro la ricarica.
La gente persuasa convinta che sia bella la vita col sole nel cielo d'estate.
Poi il vento finisce,
accarezzo la piccola testa adagiata su di me,
i capelli petalo,
e torniamo a seguire rotolare
i colori
che hanno forma di sfera.
lunedì 29 marzo 2010
Saint_angeR
è che quando cresci la rabbia entro fa più fatica a raccogliere energie.
Come dopo un digiuno prolungato
il corpo si guarda all'interno
sbigottito e vacuamente speranzoso
di briciole.
Ma ce la si fa a continuare la marcia,
basta razionare i resti
e non abbuffarsi con il primo banchetto a tiro
dopo mesi di trincea.
So che è naturale,
istintivo
ma non sempre darwin concorda
con gli impulsi.
Il filo spinato
spesso va solo saltato
a volte,
e le barriere messe,
non infrante,
anche se sembra di erigere
una lama circolare nella carne
di proporzioni oldenburghiane.
Ma è solo una lente,
pian piano si recupera la presbiopia.
Allontanandosi.
Nel dubbio,
io pogo.
giovedì 25 marzo 2010
Rossetto e cioccolato@solo exibition
venerdì 5 marzo 2010
O_di:-LoN
e capire che non si è cambiati.
Che il sapore delle righe sul viso sa sempre di sale e di metallo
e che in fondo ci piace.
Perchè ti senti ancora vivo,
nel pantano del glutammato umano,
anche se frigni per niente.
Perchè sei vicino ai bambini
perchè credi che facendo colare tutto
il mascara che puoi
il cuore torni come nuovo.
E pensi di curare quello
mentre mandi generosamente
a puttane tutto il resto,
sia che si veda
che no.
Non vedi più i colori,
diventi una matrice,
un monotipo di incoerenza razionale,
garanzia imperitura dell'impronta del
letame che ti stai riservando.
Libando al tavolo di quel cazzo
di campeggio abusivo della vita.
E i tacchi che ti metti,
ti avvicinano solo a un soffitto che sai che vorresti sfondare,
coem la pantera rosa in auto con l'ispettore.
Ma tutto il cloroformio diffuso fa restare lì...
a Lodi, per strada
a Novembre.
Il naso
già becco,
non annusa più
e ali.
E cambi specie
mantre parli
convinto di nonessere più aquila
per chi non è cieco almeno
ma solo picchio
ostinato perforatore del tuo petto.
Ho le zampe palmate,
non asciugano ma
almeno tengono in piedi.
C0sa reggono però?
Solo piume ormai,
non ho più acqua
non materia grigia
non organi riconoscibili.
Respiro ergo
non so più cosa
sono.
giovedì 4 marzo 2010
Mad pavement
mercoledì 3 marzo 2010
Dedalo e Icaro
Nell'85.
A tre anni non potevamo immaginare che Klimt la amasse.
E comunque non ha fatto alcuna differenza.
Vorrei essere qui.
E tu?
cartolina ignota, anno suddetto.
riprovando a non cadere da solo nel vuoto per cominciare a diventare così com'é che avrei dovuto solo se avessi comunque davvero voluto tutte le cose che vedo così nuove che a volte nemmeno ci credo ed ho paura che il calore di un raggio di sole che ho sopra la testa
sciolga le ali di cera
o mi abbagli la vista
...
Dentro ai miei sogni ormai cosa c'é e cosa resta
soltanto i mostri che ho dentro alla testa
non era oro quello che brillava
non era eterno quello che restava
non era amore neanche quello che mi amava
eppure mi sembrava
la sola cosa sicura che avevo
ma mi sveglio lentamente non può piovere per sempre
nessuno ti dice mai niente
infatti a me nessuno mi ha detto mai niente
e qual'é veramente il problema
rimanere da soli o cambiare sistema
e se una cosa importante vale meno di zero
e una cazzata qualunque diventa un delirio
io spingo e vado avanti in questo giorno come tanti
E allora tiro due righe sul conto
e sono stanco di scappare da quello che ho intorno perchè ho bisogno di provare di nuovo da solo
a capire se cado
come se avessi comunque davvero vissuto muovo le ali di nuovo verso un posto nuovo diverso
Muovo le ali di nuovo - Tiromancino
domenica 28 febbraio 2010
Vorrei essere libero, libero come una rana
Come un uomo appena nato che ha di fronte solamente la natura e cammina dentro un bosco con la gioia di inseguire un’avventura,sempre libero e vitale, fa l’amore come fosse un animale,incosciente come un uomo compiaciuto della propria libertà.
La libertà non è star sopra un albero,non è neanche il volo di un moscone,la libertà non è uno spazio libero,libertà è partecipazione.
Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come un uomo che ha bisogno di spaziare con la propria fantasiae che trova questo spazio solamente nella sua democrazia,che ha il diritto di votare e che passa la sua vita a delegaree nel farsi comandare ha trovato la sua nuova libertà.
La libertà non è star sopra un albero,non è neanche avere un’opinione,la libertà non è uno spazio libero,libertà è partecipazione.
La libertà non è star sopra un albero,non è neanche il volo di un moscone,la libertà non è uno spazio libero,libertà è partecipazione.
Vorrei essere libero, libero come un uomo.Come l’uomo più evoluto che si innalza con la propria intelligenzae che sfida la natura con la forza incontrastata della scienza,con addosso l’entusiasmo di spaziare senza limiti nel cosmoe
convinto che la forza del pensiero sia la sola libertà.
La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche un gesto o un’invenzione,
la libertà non è uno spazio libero,libertà è partecipazione.
La libertà non è star sopra un albero,non è neanche il volo di un moscone,la libertà non è uno spazio libero,libertà è partecipazione."
La Libertà_Gaber
Da "Dialogo tra un impegnato e un non so"
Questa ascoltavo da piccola.
Dopo la guerra di piero: coriandoli beffardi precursori del sentire futuro.
Adesso, con lavoro, disegno, casa,
sento che il mio fiocco anarchico al collo è solo un collare,
e il padrone è costantemente impegnato in qualcos'altro,
in un non so.
E adesso non so come fare,
a uscire dalla mia stanza camminando sui cocci a piedi scalzi,
coi calzini che si tagliano prima della mia pelle
e subitaneamente conoscono il caldo del porpora.
Il filo spinato sotto cui strisciare.
tragitto di paramenti liturgici.
il velluto nero viola
bagnato di metà quaresia sulle spalle
che ti ricaorda quanto la gravità possa essere nemica.
Non partecipo di nulla.
Sono un soldato,
un numero.
Che non so nemmeno riconoscere come mio.
Pulirsi le orecchie con un uncinetto,
e non cedere alla tentazione di lesionarsi coscientemente l'udito
che mi proietta i tuoi vizi
il tuo rumore di materasso,
di meglia pulita.
Non riconosco il mio sentire
il mio cerume, sento solo una testa
a cui stare attenta.
La tua bandiera
è stesa lì,
oltre il velluto,
davanti al tabernacolo,
verso il quale barcollo.
(Taglia M
disegno viola.)
Dal quale esce vapore,
dai fianchi lessi che danno la forma all'abside.
Mi sdraio dove sono.
Non ricompongo nemmeno le gambe.
Ritornerò girino.
Solo con la cartapesta sulle gambe,
quell'acqua putrida che infanga,
senza lasciare spazio nemmeno alle sabbie mobili.
Se ti siedi sul mantello
e non badi al mio stato umano
mi fai un favore
no richiesto.
lunedì 22 febbraio 2010
28 febbraio rigà!!
"HP-Altrove"
dai ragazzi,
sarà esposto per
HAITI.
Il ricavato andrà -sicuramente-
in buone mani.
@Tiempo di Mozzo domenica 28 febbraio alle 18.30
Accorrete numerosi.
Bere,
mangiare
e una lotteria.
Dite e fate quello che vi pare:
io vi ho avvisato
:)
venerdì 12 febbraio 2010
BrilloBoxes
martedì 19 gennaio 2010
Comprami
un piacere unito
ma sei lontano,
non è facile
e l'unica cosa che so fare è aprire altre scatole di pastelli,
altri tubetti di tempera,
ben consapevole della diversità
di provenienza fra loro e te.
Per osmosi vado avanti con l'album di tele
e mi pendono le dita gocciolanti.
Tuttavia non sono Pollock,
e sono troppo assorbita dalle scatole da riempire.
Restano vuote
dato che non sono cosciente del colore del mio passato,
del suo pattern, di come potrei confezionarlo.
So che ha un'identità, degli anni di restyling e di origine,
ma sono daltonica rispetto alla differenza fra lana e tarme,
e non volendo scartare aspetto,
toccando i gomitoli e strappando solo quello che si muove.
Lavo maglie,
mutande,
ma certe schifezze mi ostino a toglierle come una bambina,
che imita la mamma e spazzola la bavaglia con la spazzola delle bambole
o quella del lucido da scarpe.
E la macchia resta,
e se ne aggiungono altre,
di cui mi rendo consapevole,
che mi colano dalla pelle,
dalle fenditure,
che non mi interessavano più.
Penso che tu sia disegno,
e ti comporti da tale,
vai via, a forza di lavare,
mentre le macchie restano.
Ho i prodotti ma non li so usare.
A volte ho fatto un buco
per no vedere al macchia, senza contare che non volevo nessun ecografia
nè tantomeno interventi a cuore aperto.
Riprendo in mano la matita vera,
anzi il pennello.
Se vuoi puoi restare,
ma non credo diventerai setole,
per quello esistono le martore.